La fede ritrovata grazie a Papa Francesco
Di Rossella Liguori
Andrea è in piazza San Pietro, tra migiaia di persone. Accanto ha la fidanzata Rita e tra le mani una papalina bianca acquistata alla sartoria ufficiale per farsela benedire da Papa Francesco al suo passaggio. Non immagina quello che da lì qualche minuto accadrà. Qualcosa di unico, un evento irripetibile, forse accaduto solo rarissime volte nella piazza romana. Un dono che non si aspetta in quel 19 febbraio del 2014: «Papa Francesco mi ha fatto riscoprire la fede». Sono le prime parole del racconto di Andrea Esposito, infermiere 42enne di Sarno, che lavora all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno.
Nel 2014 ha 31 anni e non immagina che un uomo vestito di bianco possa, con un gesto semplice, soffiargli via dal cuore la cenere di una tristezza dando nuova linfa. Andrea nel giugno di quattro anni prima ha perso la sua mamma, Rita Sarno, dopo una lunga malattia segnata da dolore, sofferenza e speranza. Un cancro terribile a disegnare e gli ultimi scorci della vita di una donna legata profondamente alla chiesa. Il figlio ha vissuto quel periodo aggrappandosi con forza e fiducia alla fede, attendendo un segnale e il doloroso addio alla mamma sembra aver velato quella luce di gioia che lo aveva sempre guidato.
Il giorno che cambiò tutto: Roma, 19 febbraio 2014
Arriva a Roma, mosso da qualcosa che non riesce a spiegarsi. «Ancora oggi non so cosa mi abbia spinto a chiedere l’udienza papale e a partire all’alba. Dentro di me, però, sentivo di doverlo fare, era una determinazione senza un motivo preciso. Avevo conosciuto per puro caso un sarto che si occupava della sartoria papale, mi aveva detto che il Papa tra la folla, a volte, faceva la benedizione dello zucchetto e ne avevo preso uno. Per me era un simbolo, nulla di più. Oggi rappresenta qualcosa che ha dato forza, sostegno, ispirazione. Un segno non solo del destino, ma un evento più grande di me».
La piazza è gremita, le mani dei fedeli sono tutte alzate e levate verso il Santo Padre. Bergoglio attraversa tutta l’area transennata e messa in sicurezza a bordo della papa mobile, accanto ha le sue guardie del corpo. Tra quelle mani che si alzano ci sono quelle di Andrea, lo zucchetto bianco svetta per avere la benedizione da lontano. Papa Francesco però si sporge, chiede all’autista di rallentare, poi, di fermarsi. Ha visto Andrea. Si fa largo tra le guardie del corpo, fa segno di avvicinarsi. Si fa passare il suo zucchetto e, in maniera ben diversa dalle altre volte, inaspettatamente toglie il suo dal capo e glielo porge.
Il significato profondo di un gesto semplice
Un regalo inatteso che in quel momento riaccende la luce che si era spenta tra la commozione che scivola dagli occhi. È la cura dell’anima, è la speranza che trova una nuova strada. Le vie infinite che solo l’amore può percorrere, e che solo la fede nel suo immenso mistero riesce a costruisce. Un istante immortalato in diversi scatti. Bergoglio sorride, piega il capo da un lato, la mano è ferma, solleva la sua papalina bianca e la offre, con l’altra mano prende quella di Andrea. È uno scambio di doni. «Rivivere quel giorno – racconta Andrea – nei miei ricordi riporta tutta l’emozione di un gesto assolutamente inatteso, non solo per me, anche per chi ha assistito a quanto accaduto. Le immagini sono nitide anche a distanza di tanti anni è come riviverlo adesso. Una serie di coincidenze mi hanno portato a Roma tenendo quello zucchetto tra le mani, oltre la forte volontà di essere all’udienza papale». Esposito ammette che non aveva più la fede di prima «ma in quell’istante è cambiato tutto. Papa Francesco ha avuto un grande impatto nel risvegliare e rafforzare la fede in molti di noi. Il suo stile comunicativo ha toccato il cuore di tante persone».
Un’eredità spirituale che resta nel tempo
«Ha parlato – prosegue – di giustizia sociale, di accoglienza dei migranti, rispetto per il creato, temi che hanno contribuito a far sentire il suo pontificato come un vento di cambiamento e di rivoluzione di pace. Ha cercato di rendere la fede più accessibile e meno dogmatica, invitando le persone a un rapporto personale con Dio. Il suo impegno per la giustizia sociale, la cura degli orfani, gli ammalati e la lotta contro le diseguaglianze ha ispirato molte persone a vivere la fede in modo concreto e a impegnarsi per il bene comune. Un esempio vero di uomo umile tra la gente e al servizio degli ultimi. È stato cura, sostegno attraverso opere concrete e spesso silenziose fino al suo ultimo giorno di vita. La notizia della sua morte ha lasciato tutti smarriti e un po’ soli. Io posso solo dirgli grazie per sempre, per tutto quello che ha fatto e che continuerà a fare per ciascuno di noi. Ha lasciato un segno importante nel mondo e nessuno lo dimenticherà nella sua semplicità e nella sua forza di uomo di pace».