Quando il Santo Padre era semplicemente Jorge. “Aiutava gli ultimi prima ancora di essere sacerdote”
Di Rossella Liguori
“Litigate, ma la sera chiedetevi perdono e fate pace”. La cappella della Domus Santa Marta in Vaticano, accoglie Maria Noelia Laganese Montuori ed Emidio Damato. L’altare è semplice: ci sono i due ceri la cui fiamma trema ad ogni lieve spostamento di aria, in un angolo dei fiori rosa scuro. Le parole sono pronunciate con una inflessione spagnola e sembra ulteriormente ingentilire quella esortazione ad un amore che sappia ascoltare, curare, andare avanti e oltre. E’ il settembre 2017 e Papa Francesco sta celebrando il matrimonio di due giovani di Sarno cui è legato da una storia che vede intrecciarsi due vite come un dono.
L’incontro che cambiò una vita: Sarno, Buenos Aires e la vocazione di Jorge
Noelia è la figlia di Giuseppe Laganese Montuori, che Bergoglio ha sempre chiamato Josè. Un’ amicizia lunga decenni, nata quando avevano poco più di vent’anni e ad unirli l’altruismo, la voglia di esserci per gli altri. Quando il Santo Padre era semplicemente Jorge. “Aiutava gli ultimi prima ancora di essere sacerdote. Ho perso un fratello, un punto di riferimento”. Giuseppe muove le mani con delicatezza dove tiene stretto un fazzoletto, mentre le parole si spezzano in gola, accanto ha la moglie e la figlia che si commuovono in quei racconti di vita vera fatta di sacrificio. I suoi ricordi viaggiano in uno spazio temporale che arriva indietro fino a quasi 60 anni fa.
Siamo a Buenos Aires, Giuseppe è arrivato qui quando aveva 9 anni con i genitori partiti da Sarno portando sulle spalle un bagaglio di speranza e vita nuova. Ha 21 anni quando conosce Jorge, un rapporto sincero nato aiutando le persone fragili, i disabili, gli ultimi di una Argentina dove la vita si macina con difficoltà. L’amicizia con Papa Francesco va avanti anche quando Giuseppe torna in Italia, nella sua Sarno, è educatore nell’Opera di Don Orione. Si sentono al telefono, si scrivono per il compleanno ed il matrimonio di Noelia ed Emiddio è una festa di famiglia. Giuseppe racconta della notizia della morte e, poi, indietro nel tempo, traccia l’immagine di un giovane coraggioso e di un Papa fermo e deciso che ha saputo parlare di pace e guerra senza filtri. Si sono sentiti un po’ di tempo fa. “Non potevo immaginare fosse l’ultima volta. Vorrei ancora potergli dire “grazie” perché è stato una guida ed ha arricchito la mia vita. L’ho conosciuto nel momento più difficile in cui avevo perso la mia fede.
Jorge prima del pontificato: testimone di speranza in un’Argentina ferita
Era il 1967 e vivevo a Buenos Aires con la mia famiglia. Era stata convocata una conferenza per i giovani e mi convinsero a partecipare. Arrivò Jorge, non era ancora sacerdote, e quell’incontro non lo dimenticherò mai. Per me è stata la grazia di Dio perché parlava con lo sguardo e con l’esempio.
In Argentina era un momento critico, come ancora oggi. Si respirava davvero la sofferenza quotidiana fatta di povertà ai limiti. Lui ogni giorno era impegnato a dare sostegno ai poveri, i disabili, con una presenza costante ed una parola di conforto ed opere di grazia. Ha servito sempre gli ultimi e mi ha mandato a servire i bisognosi. Questo ha arricchito la mia vita, la mia anima e vivo tutto quello che mi ha insegnato. Tanti giovani hanno cambiato la propria vita grazie a lui.
Il messaggio universale di Papa Francesco: una chiesa povera, una voce di pace
Diceva che ogni povero è l’incontro con Cristo. La nostra amicizia non ha conosciuto distanza, ci sentivamo spesso. Quando fu eletto Papa Benedetto XVI, anche Bergoglio ebbe dei voti in quel Conclave, ma non se la sentì. Ci parlammo al telefono e mi disse: “Giuseppe, ti rendi conto di che grande responsabilità e croce sia?” Poi, quando è stato eletto le sue parole furono di speranza. “Se questa è davvero la volontà di Dio, io non posso non accettare”. Sto pregando tanto in questi giorni perché il suo successore sia una continuità. Bergoglio ha sempre detto: “Voglio una chiesa povera”. Ha parlato di pace senza sosta, fino al suo ultimo giorno di vita, il rammarico è che non sia stato ascoltato dai grandi del mondo”