«Ero rimasta da sola con la mia tristezza». Raffaella Milone ha 26 anni ed è la protagonista di uno scatto divenuto simbolo della tragedia del 5 maggio 1998. Una fotografia che racchiude malinconia e speranza. Immortalata, inconsapevolmente, all’ età di 5 anni, dal fotogiornalista romano Stefano Gruppo, arrivato a Sarno qualche settimana dopo la distruzione, quando il filo sottile tra vita e morte continuava ad assottigliarsi nella ricerca forsennata dei sopravvissuti e la conta dei morti. E se è vero che ci sono immagini che restano negli occhi per sempre, fotogrammi di vita che si imprimono in una parte di testa e cuore; ci sono anche attimi che si fermano, emozioni che restano sospese a mezz’ aria in uno scatto. La tragedia di Sarno è anche tutto questo. È, a distanza di 21 anni, flashback di terrore, dolore, di speranza. È istantanee di abbracci, di sguardi, di mani che scavano, di volti rigati da lacrime. E c’ è la foto, di una bimba dagli occhi smarriti che scruta tra la coltre nera di fango e detriti di case, diventata un simbolo, negli anni successivi; scoperta quasi per caso attraverso le condivisioni social.